IMIGONGO
La decorazione d’interni dal Rwanda
Inaugurazione delle mostra mercoledì 5 dicembre presso lo Spazio Ducrot, via d’Ascanio 8, Roma. Read More…
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La decorazione d’interni dal Rwanda
Inaugurazione delle mostra mercoledì 5 dicembre presso lo Spazio Ducrot, via d’Ascanio 8, Roma. Read More…
Il Mal d’Africa è la definizione che si usa per descrivere la nostalgia che ci si porta a casa dopo un viaggio in quella terra senza compromessi.
È il rovescio della medaglia per tutto il Bene che hai ricevuto.
È il prezzo da pagare per aver avuto accesso ad un certo tipo di meraviglia.*
- Simona Angioni
“Questa fotografia l’ho scattata lo scorso 8 settembre al Tempio Fushimi Inari-Taisha di Kyoto, ed è il motivo per cui amo fotografare il Noh all’aperto: la performance si teneva al tramonto ed il “caso” ha voluto che quando il giovane Oiemoto Kongoh Tatsunori è entrato in scena come Hagoromo; gli ultimi bagliori del giorno lo hanno illuminato colpendolo sul viso con la bellissima maschera e tutti i pendagli d’oro! Questa luce nei teatri non c’è…”
- Fabio Massimo Fioravanti
Questo video è stato proiettato durante la presentazione del libro “Centane” di Gea Palumbo presso lo Spazio Ducrot di Roma, sede del tour operator Viaggi Dell’Elefante.
Per maggiori informazioni: http://www.enricoducrot.it/ospiti/procida-napoli-dintorni-centane-gea-palumbo/
In questo estratto Arietta, una delle protagoniste, durante il suo viaggio da Roma a Napoli, attraverso i suoi ricordi d’infanzia, descrive tutta la zona che va da Terracina ai Campi Flegrei. I testi e l’audio sono di proprietà di Gea Palumbo, generosamente concessi a Viaggi Dell’Elefante per la pubblicazione.
La scheda del libro è disponibile sul sito della casa editrice ARACNE
Martedì 20 Marzo presso lo Spazio Ducrot di Roma ci sarà la presentazione del libro “Centane” di Gea Palumbo, dove si narrano i casi di Maria, delle sue figlie, dei loro discendenti e collaterali vissuti tra Procida, Napoli e ditorni.
Centane, come ci racconta questo libro, è il nome di un’antica contrada dell’isola di Procida, un posto tranquillo e appartato, dove ciascuno si appoggiava ad un altro e “la vite si sposava all’olmo”; un luogo affacciato sul mare dalla parte di Ischia, dove il tempo scorreva più lentamente che altrove, “tanto lentamente che lì la vita durava, come sembrava dire anche il suo nome, cent’anni”.